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La Bielorussia è un grande paese dell’ex Unione Sovietica che, almeno per il momento, non sente alcuna necessità di uniformarsi allo standard occidentale e, al contrario, protegge gli antichi valori della cultura contadina e comunista dalla degradante globalizzazione. Chi non ha chiaro questo concetto e chi non possiede lo spirito di adattamento del viaggiatore non potrà certo godere del gusto della scoperta di un luogo ed un popolo tanto diverso dal nostro.
I miei viaggi hanno sempre avuto inizio dal check-in Belavia all’aereoporto di Fiumicino; la compagnia aerea non è certo un gioiello di efficienza e di promozione del tursmo nazionale, le hostess non ricalcano lo stereotipo della belle e giovani donne ma dal lato buono della medaglia c’è ci sono piloti dall’atteraggio soffice e sicuro e i bagagli......beh diciamo che l’avvolgimento antifurto qui non è necessario. Sul Tupolev i passeggeri sono facilmente classificabili in tre categorie, famiglie italobielorusse in visita ai parenti – lavoratori bielorussi che rientrano a casa e italiani ringalluzziti dall’idea che possono ancora contare sul loro fascino latino......e un pò di soldi da farsi spennare (probabilmente meno che in altre mete, mah! comunque contenti loro).
Arrivati all’areoporto internazionale di Minsk colpisce subito la presenza numerosa di militari e la loro giovanissima età ma niente che faccia pensare ai regimi militari e alle “locali polizie feroci” di cui si sente ogni tanto parlare a sproposito anche da media considerati professionali. In aereoporto occorre sbrigare la pratica assicurativa (circa 12 euro per un mese) e il controllo dei passaporti, che diventa lungo e snervante se in coincidenza arrivano più aerei.
Nella sala d’attesa tanti parenti in ansia che si libera in una sincera emozione non appena si rivedono i propri cari e diversi taxisti pronti ad accogliere il fascino latino.
I 40 km che separano l’aereoporto dalla capitale della Belarus, sono un susseguirsi di pianure coltivate e foreste di betulle e conifere; ogni tanto si scorge un villaggio ed il pensiero vola alle condizioni di vita dei contadini durante la stagione invernale con temperature che facilmente scendono sotto i –20° C.
La Bielorussia potete comprenderla e scoprirla solo parlando e confrontandovi con un bielorusso, non certo sfogando in discoteca tutti gli ormoni che le bellezze locali hanno scatenato durante il giorno o andando a mangiare al MC Donald’s o cercando di trovare gli spaghetti di mamma nel primo locale che vi sembra italiano......a proposito la pizza italiana la sanno fare anche qui ma vi suggerisco di assaggiare la pizza bielorussa....una scoperta interessante.
Anche i monumenti vanno visti con occhi diversi; se faccio il turista da torpedone la visita a Minsk può finire già dopo mezza giornata e con una certa delusione per non aver trovato la fontana rinascimentale o la rovina precristiana (qui i bombardieri tedeschi hanno raso al suolo praticamente tutto). Qui i monumenti hanno sempre un valore simbolico per la gente e allora spendete un pò del vostro tempo e fatevi spiegare cosa significano, provate a capire cosa significhi per i cittadini di Minsk l’Isola delle Lacrime prima di criticarne l’estetica